Sto dormendo o sono sveglia? È un sogno o la realtà?
Buenos Aires, città strana ma imperdibile che ti strega attraverso la magia della musica e del ballo, che ti lascia incantato dalle luci dei negozi e dalle vetrine meravigliose. Una città dalle infinite contraddizioni, dove finisci per lasciarti trasportare dal calore di un sorriso e di una mano sconosciuta che ti invitano a unirti a un improvvisato tango.
Tutto cominciò tanti anni fa quando iniziai ad appassionarmi al suono di una lingua straniera e melodiosa e da lì alla cultura di un popolo così lontano. Intanto, il tempo passava e la mia vita scorreva su binari paralleli alla vita fino a quel momento soltanto immaginata. Volevo essere una ballerina, ma mi stavo laureando in Giurisprudenza.
Riesco perfino a ricordare il rumore delle mie scarpe consumate sul pavimento di legno di quella vecchia milonga. Ricordo un portone, all’angolo di una strada e la musica che proveniva come una antica melodia conosciuta da sempre. Mi sistemo i capelli all’indietro in una lunga coda di cavallo ed inizio a ballare sentendo la mia anima diventare un’unica cosa con i miei passi.
Il mio destino è vivere il Tango con passione, nostalgia e amore.
Ho deciso di abbandonare le aule dei Tribunali, il rigore della legge e dei miei studi e di intraprendere il viaggio verso la realizzazione di un sogno che prende il nome da una terra lontana: Argentina. Non riesco a contenere l’emozione che mi rapisce quando passeggio tra le strade di Buenos Aires: ti ho visitata con i miei occhi, ho respirato quell’aria fetida del porto della Boca ed ho immaginato la gente sbarcare con una valigia piena di sogni ed illusioni. Lungo un cammino che prende il nome di Caminito ho assisto ad un’esplosione di colori, all’arte povera ma unica e preziosa, di persone immigrate che con la fatica del loro duro lavoro e con i resti delle vernici con cui decoravano le loro barche creavano quella che avrebbero potuto chiamare di nuovo la loro casa.
Ed io con loro sbarcavo, tanti anni fa, nello stesso porto con la mia valigia e le mie speranze ed andavo incontro al mio destino. Quanta nostalgia per ciò che ero e che torno ad essere. È già ora di andare, mi aspettano le prove. La musica di un bandoneòn comincia a diffondere nell’aria le tristi e nostalgiche note di un appassionato tango. È lui, il mio compagno, mi sceglie con uno sguardo e mi invita a ballare, ci perdiamo l’uno nell’altro in un eterno abbraccio.
Ecco il suono della sveglia riportarmi alla realtà, allora è stato soltanto un sogno!
Sono di nuovo qui e l’Argentina è lontana da me circa undicimila chilometri, dall’altra parte dell’emisfero. E lui? Anche lui è lontano, un giorno tanto tempo fa avevo il suo cuore.
Oggi cosa mi resta? La nostalgia di un amore perduto che ancora attanaglia la mia anima.
Ma tu mio caro amore, mio inseparabile compagno ti sei guardato allo specchio questa mattina? Hai guardato il tuo cuore? Gli manca un pezzetto, non lo cercare. Ce l’ho io! È quello che mi rimane dopo tanto amore e tanto dolore. Sei la metà della mia anima, ma preferisci vivere da solo e viaggiare per il mondo. Come vorrei essere io il tuo mondo, come vorrei essere la terra che possa accogliere le tue radici e crescere insieme come un giorno ci eravamo promessi.
Il suono di un “perché” riecheggia nella mia mente. I perché fanno parte degli incontri, mai delle separazioni. C’è un motivo per il quale una persona entra nella nostra vita e si fonde con la nostra anima. Ma non c’è davvero nessun perché per l’abbandono, la perdita, il distacco. Semplicemente tutto nella vita segue un corso preciso e naturale, tutto ha un ciclo e in questo eterno divenire siamo traghettati verso le sponde infinite del nostro essere. E così possiamo solo andare avanti e fare tesoro di tutto ciò che abbiamo avuto la fortuna di aver vissuto in questa vita.
Un giorno tornerò in Argentina e ti rivedrò lo sento. Mi inviterai a ballare il Tango della nostra vita e questa volta sarà per sempre.
Ilaria Napoleone